PRIMOPIANO
spazio espositivo indipendente _ MONTESILVANO
RECIPIENTI
RICCARDO BUCK
opening 27 Giugno / 18:30
27.06 > 25.07
SULLA MOSTRA
In Recipienti, Riccardo Buck esplora il recipiente non solo come contenitore fisico, ma come spazio concettuale ed emotivo: uno spazio che riceve, contiene e trattiene. Attraverso cesti intrecciati a mano, una serie di autoritratti e dipinti batik, la mostra esamina le forme che trasportano memoria, gesto, intimità e silenzio.
 
I 15 cesti intrecciati a mano richiamano un'antica memoria collettiva: il bisogno umano di raccogliere, preservare e dare forma all'informe. Ogni cesto funziona come un contenitore: un'architettura silenziosa costruita per contenere, ma anche per portare un significato nel tempo. È un gesto verso l'utilità, ma anche una testimonianza della durata. Le mani ripetono gesti radicati nella memoria culturale. Tessere, secondo Buck, è un atto di attenzione prolungata, che rallenta la percezione e lega la mente al corpo. Qui, storia e soggettività non vengono raccontate, ma intrecciate, filo per filo, nella struttura stessa del contenitore.
 
I 55 autoritratti di Buck, disegnati dal vero davanti a uno specchio, fungono da un altro tipo di contenitore: il volto come contenitore di identità, percezione e tempo mutevoli. Questi disegni riguardano meno la rappresentazione che la presenza. La ripetizione del sé diventa un esercizio di guardare ed essere guardati. Ogni iterazione è un momento trattenuto, registrato e poi attraversato.
 
Nello spazio espositivo, uno specchio e un tappeto invitano i visitatori a sedersi, riflettere e partecipare allo stesso processo. Questo gesto apre un sottile dialogo tra artista e spettatore: un silenzioso incoraggiamento a osservare la propria immagine, ad abitare la lentezza, a tracciare se stessi nello stesso tempo sospeso.
 
Se cestini e ritratti evocano pratiche di struttura e auto-osservazione, i batik introducono un contenitore più sfuggente, costruito attraverso l'assenza. Creato con tecniche di resistenza, il batik emerge tanto da ciò che viene trattenuto quanto da ciò che viene rivelato. La cera blocca la tintura e l'immagine emerge attraverso atti di negazione stratificati. È un contenitore di un processo, dove controllo e flusso si intrecciano.
 
In queste opere, Buck torna ripetutamente all'idea del recipiente. Non è un oggetto statico, ma un luogo di trasformazione. Sono contenitori di intimità, di solitudine, di silenziosa attenzione. Non gridano. Chiedono di essere penetrati lentamente.
SULL'ARTISTA
Riccardo Buck è nato e cresciuto a Treviso.
Ha studiato pittura all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e parallelamente composizione musicale a Treviso.
Per la tesi ha indagato le corrispondenze tra musica e pittura nel XX secolo, sperimentando la possibilità di una traduzione tra le due.
A Berlino ha conseguito un master in Antropologia Visiva e dei Media presso la Freie Universität.
Dipinge con la tecnica del batik su carta, I suoi quadri non sono oggetti statici, ma un luogo di trasformazione. Sono contenitori di intimità, di solitudine, di silenziosa attenzione. Non gridano. Chiedono di essere penetrati lentamente.
Buck attualmente vive e lavora a Venezia.

https://www.riccardobuck.com/

fango
Ilaria Di Emidio
opening 23 Maggio / 18:00
23.05 > 06.06
SULLA MOSTRA
Ilaria Di Emidio
Fango

Ilaria Di Emidio (Teramo, 1990) si distingue tra la moltitudine degli artisti contemporanei
per lo spirito indipendente con cui opera ai margini del mainstream, e certamente per la
complessità ed eterogeneità del suo fare.
Il suo lavoro dimostra infatti una coerenza sorprendente, considerando l’insieme dei
linguaggi e delle pratiche con cui si esprime: tra disegni, fumetti e sculture fermentano
scorci fotografici e oggetti quotidiani, cineserie, intrecci di lane e cordini. Nel migliore
dei casi – magari con la scusa di presentare un libro – tutto collima in performances di
rara freschezza, che hanno il sapore delle feste in maschera a casa di amici, di salsa
agrodolce e di antichi cantastorie, di mercatini delle pulci, di teatri per bambini che non
vedono la necessità di ingrigire nel tempo. Allo stesso modo anche l’immaginario di
Ilaria somiglia a un entropico crogiolo in cui gli ingredienti germinano come
microrganismi in una pozza di brodo primordiale, trasfigurando sullo sfondo di scenari
medievali o distopici, di culture underground e folklore italiano, di storie da Mille e una
Notte e dei luoghi più comuni del nostro contemporaneo.
Dalla parete domestica allo schermo dello smartphone, dal pennarello al pennello, non
c’è cosa per Ilaria che non possa diventare il mezzo di fortuna per raccontare una
storia. E se nel disegno è capace di abbandonarsi al più estemporaneo e divagante
flusso dei pensieri, non è un forse caso che nell’approccio alla scultura il suo talento si
chiarifichi in modo più bilanciato e completo. Abitando con naturalezza i tempi e gli
spazi delle fasi di lavorazione della ceramica, Ilaria arriva a forme estremamente
sintetiche e dense di personalità, nei singoli frammenti – festose figurine a tutto tondo,
deliziosi ravioli zoomorfi, o mattonelle dipinte – come nelle composizioni di più
elementi.
I personaggi di Ilaria ci parlano, ci impongono di ascoltare i loro commenti taglienti, le
loro paturnie quotidiane, le loro acute e improbabili teorie. A volte la loro apparenza
sembra voler accarezzare il kitsch e il decorativo come per il gusto di eroderne le
fondamenta, rivelando in questo un’attitudine libera e autentica, nel segno di una
profonda sensibilità per la materia, che dall’artista esige fiducia e pazienza.
Lo sguardo di Ilaria è certamente aperto, nell’accoglimento dell’imperfezione
essenziale che disegna il mondo dentro e fuori di ognuno di noi. La sua arte è quella di
immergersi come un anfibio nel fango e coglierne le perle senza giudicarle, inciderle
poi con la sottile lama dell’ironia, ricucirle con amore in un abito-famiglio che si
appiccichi a noi come un grillo parlante, per sussurrarci all’orecchio le meraviglie della
contaminazione, degli intrugli e dei cerotti, degli amori improbabili tra gli austeri
paesaggi naturali e le discariche di periferia, tra l’asfalto e le pozzanghere, tra il vento e
il glicine.

Iacopo Pesenti
Morbegno (SO)
16 maggio 2025
SULL'ARTISTA
Ilaria Di Emidio nasce e vive in Abruzzo, dove cresce.
Nelle immagini e nelle parole che scrive e disegna cerca una continua metamorfosi di senso, creando dei mondi dove stare. Esplora la materia come una sostanza che cambia sempre.
Per realizzare i suoi libri ha collaborato con Enter Press e Frankenstein Magazine; per realizzare le sculture di ceramica si appoggia a Ossido Studio, a Pescara.
_uno zero_ il resto
MarinA
22 Aprile / PRIMOPIANO / 18:30
performance 19:30
resto del Vernissage
Termina la mostra _uno zero_ con una seconda apertura, il resto del Vernissage.

Ci sarà la performance "reliquie" che parla di equilibrio, un' equilibrio di qualcosa al di fuori di noi, tra di noi: le delicate menzogne che ci uniscono e che per il peso ad un certo punto cadono.

In occasione della prima apertura, il 17 Aprile, sono state scelte 21 piastrelle tra le 195 di "ho toccato terra".
MarinA le ha autenticate con le impronte di diverse parti del corpo, utilizzando le possibili unioni dei colori primari: verde, arancio e viola. Le ha consegnate in una busta con la dicitura uno di ventuno.
Il 22 Aprile si potranno scegliere le altre 21, quelle che servono per arrivare alla completezza della risposta fondamentale sulla vita, sull’universo e tutto quanto: 42.
Queste faranno parte del gruppo " uno di tutto quanto" e verranno autenticate di rosso. L'Amore.


_uno zero_
MarinA
17 Aprile / PRIMOPIANO / 19:00
SULLA MOSTRA
_uno zero_ cerca il centro nella tempesta, la base minima per sperimentare l’equilibrio, sempre.

Con questa mostra MarinA celebra dieci anni ed inaugura PRIMOPIANO.

Uno zero, le sue cifre in questo momento, segni unici del sistema binario.
Ipotesi di valore non nullo, insieme vuoto e permeato di vita. Il livello più basso con potenziale massimo, uno stato interiore di assenza benefica, calma. La sublime inquietudine di esserci, sparendo. 1 punto 0 punto

Per caso, non a caso, MarinA incontra l’esagono, uno zero a sei facce, simbolo in tutte le tradizioni associato alla vita e alla creazione, schema di equilibrio tra le forze, emblema di armonia e completezza degli opposti in relazione. Un augurio, un coriandolo azzurro, pioggia di cielo e leggerezza.

MarinA crea al limitare delle forze, delle situazioni e dei significati, attingendo a quell’oceano-mare di energia sottostante ogni punto dell’universo che la fisica quantistica definisce come Energia di Punto Zero (ZPE) equivalente all’essenza stessa del vuoto.

a PRIMOPIANO MarinA tocca terra, fa i conti su dove si trova e arriva a metà della risposta fondamentale sulla vita, sull’universo e tutto quanto: 21.
Confrontandosi con le sue inadeguatezze e nominando un certo imbarazzo professionale, si alza e procede.

Sarà possibile acquisire i pezzi di "ho toccato terra", ritoccati da un atto performativo, per l’ovvia cifra di 10 euro l'uno.


SULL'ARTISTA
MarinA nasce a Monaco di Baviera nel 2015 da una collaborazione Italo-Tedesca.
Dal tocco gentile tra uno scotch di carta ed un naso, durante un esperimento telepatico con se stessa MarinA dice le sue prime parole: "si", "no". Poi rotola su per le scale, nuota su una sedia rossa, cammina in obliquo e trova 33 quadrifogli. Disegna mappe e urla alfabeti, scolpisce corvi e lancia pietre, una, grande.
La sua pratica artistica vuole scoprire ed esprimere nuovi concetti di corpo e linguaggio in livelli inesplorati di comunicazione ed equilibrio.
Il futuro non smette di attenderla.


IL PROGRAMMA
17 Aprile 19:00
17 Aprile 19:00
Vernissage
~19:30
~19:30
A.M. a matter of balance between A and M.
performance
~20:00
~20:00
benvenuti
breve presentazione dello spazio e dell'artista
~20:15
~20:15
Ho toccato terra (prime 21)
performance
22 Aprile 18:30
22 Aprile 18:30
Resto del Vernissage
19:30
19:30
reliquie
performance
~20:15
~20:15
ho toccato terra (seconde 21)
performance

CONTATTI
PRIMOPIANO
Montesilvano, via G. D'Annunzio, 33
Telefono: +39 327 65 38166
Email: primopiano6@gmail.com
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